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Alessandro D'Avenia ci insegna "L'arte di essere fragili"


L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita


Copertina L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro d'Avenia

Avvertenze speciali: come Leopardi dovrebbe essere raccontato ai ragazzi
Lullaby: China Town, Caparezza
In questo periodo fioccano le liste di libri da leggere durante le vacanze, quelle preparate a volte accuratamente, a volte con tanta noia e tanto disinteresse dai docenti a fine anno. Quando ho letto "L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita" di Alessandro D'Avenia ho pensato che sì, questo titolo in tutte quelle liste ci dovrebbe proprio essere. Io l'avrei voluto nelle mie... ahimé dieci anni fa! 

C'è D'Avenia alla soglia dei suoi 40 anni di vita e c'è Giacomo Leopardi che a quell'età ha lasciato la sua. Tutti abbiamo un libro o un autore "rivelatore". 

Nella nostra stanza facciamo entrare solo chi ha il diritto di vederci scoperti, senza difese, persino nudi. [...] Pensa, lettore, a ciò che ti sta accadendo adesso, all'atto di sconsiderata fiducia che si consuma nel leggere un libro [...]: stai permettendo ad un estraneo di entrare nella tua notte, il momento in cui abbassi le difese. [...] Così è accaduto a me con chi mi ha svelato il segreto della felicità, l'ultimo a cui avrei pensato, da ragazzo, di concedere la chiave della mia stanza: Giacomo Leopardi.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.11-12

Ritratto del Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi, ritratto di A.Ferrazzi

Il mio, ad esempio, è Luigi Pirandello, nato proprio oggi decenni fa, che con il suo "Uno, nessuno e centomila" mi ha regalato una boccata d'aria fresca. Vorrei aver potuto leggere "L'arte di essere fragili" quando ero un'adolescente impacciata e imbranata. 

...una generazione che ha il volto dell'uomo di Munch che urla sul ponte, sopra il quale ha dimenticato da dove viene e dove va e rimane sospeso nell'angoscia della vertigine, non sapendo se andare avanti o tornare indietro.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.10

D'Avenia ricostruisce il ritratto di una generazione incontrata sui treni da pendolare, nelle classi dove insegna o dove ha svolto delle brevi supplenze, per strada, in un bar. Ricostruisce un filo tra gli adolescenti di oggi, di ieri, del secolo scorso. Con l'amore per i ragazzi e per la letteratura strappa Leopardi allo stereotipo del poeta triste e pessimista. Del letterato che si strugge per l'infinito e per gli amori negati. Ne riconosce invece il coraggio di amare la bellezza del mondo, di cercare con gli occhi le stelle nelle notti più buie. E quel coraggio lo consegna al lettore, agli adolescenti che stanno cercando la propria strada e a quegli adulti che forse l'hanno persa.

Alessandro d'Avenia a scuola
Alessandro D'Avenia a scuola. Foto dal suo blog "Profduepuntozero"


Questo libro è la lettera mancante, quella che Leopardi avrebbe voluto scrivere ai giovani del XX secolo. Si assume l'onere e l'onore di fare da ponte tra due mondi, con la gratitudine di chi negli scritti del poeta ha trovato se stesso.

Leggere ciò che un altro uomo ha scritto è entrare in relazione epistolare con lui: lui ci scrive, noi, a distanza di migliaia di ore, rispondiamo. La poesia è un messaggio in bottiglia, che vive della speranza di un dialogo differito nel tempo.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.14

"L'arte di essere fragili" racconta come l'unico modo per essere felici sia accogliere la propria fragilità e trasformarla in forza, sia accettare quella degli altri e prendersene cura. E, per farlo, la strada da seguire è quella di conoscere la propria vocazione, la propria natura, il proprio sogno, il proprio "rapimento" o "chiamata ad essere qualcuno".

Tu mi hai insegnato che il rapimento non è un lusso che possiamo concederci una notte all'anno, ma la stella polare di una vita intera.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.17

Caro Giacomo, tu mi hai svelato il segreto per far fiorire un destino umano intuito nell'adolescenza. Solo la fedeltà al proprio rapimento rende la vita un'appassionante esplorazione delle possibilità e le trasforma in nutrimento anche quando la realtà sembra sbarrarci la strada.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p. 21

C'è un infelicità diffusa in quest'epoca di "passioni tristi". D'Avenia ricorda il dato di suicidi in Occidente di ragazzi sui quindici anni, ma per capire di cosa sta parlando basta molto meno, basta pensare all'esercito degli stagisti, dei mittenti seriali di CV che si affannano nel tentativo di realizzarsi o solo di campare.

Il rapimento che ha il suo seme nell'adolescenza e si scontra con la realtà per il resto della vita, in questa fase così delicata va custodito, sostenuto, incoraggiato.
Qualche mese fa sono stata alla presentazione de "La bottiglia magica" di Stefano Benni. Era presente anche uno dei due illustratori che hanno curato questo libro in cui immagini e parole sono i fili di un unico intreccio e mi ha colpita una frase detta da Luca Ralli: "fino alla III elementare pensavano fossi un imbecille". Perché seguiva le lezioni disegnando, mentre tutti gli altri prendevano appunti. Lui, che ora è diventato un illustratore professionista. E se quel "rapimento" lo avesse ignorato? Avremmo un artista in meno.

Il mondo li vuole normali, cioè mediocri, fino a far credere loro che quella unicità sia sbagliata.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.118


Stefano Benni e Luca Ralli al Forum Monzani di Modena 8 dicembre 2016
Stefano Benni e Luca Ralli al Forum Monzani di Modena 8 dicembre 2016


Noi adulti vorremmo controllare l'adolescenza,credendo sia una scorciatoia per educare,ma questa fase della vita, con la sua sete di libertà, non vuole controllo, bensì apertura, accettazione, affermazione, destinazione, obiettivi [...]
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p. 32


Il punto è che come sottolinea l'autore nella pagina seguente, "si parla tanto di adolescenti, ma si parla troppo poco con gli adolescenti".
D'Avenia ha quella sensibilità del prof, o meglio del Prof 2.0 come da titolo del suo blog, che dà tutto un altro tono al suo modo di rivolgersi ai ragazzi. Con un amore, una delicatezza e un rispetto che tutti gli insegnanti dovrebbero avere nel momento in cui scelgono questo lavoro.
Qualcuno come lui l'ho avuto al liceo e l'ho incontrato anche dopo. Sono quei prof che ti cambiano la vita o la prospettiva su di essa. Non tentando di rivestire il ruolo degli amici, ma parlandoti del mondo, del futuro e delle infinite possibilità attraverso la letteratura, la chimica, la storia, la filosofia. Sono lì a ricevere mille domande, ad alta voce o silenziose, e le loro risposte sono fondamentali, perché possono indirizzare quel fuoco, quella tensione all'infinito, che i ragazzi hanno dentro verso la costruzione o verso la distruzione di se stessi.

D'Avenia, che parla al lettore attraverso e con Leopardi, racconta il proprio rapimento, quello di insegnare: "Questa è la poesia del mio mestiere: immaginare il loro compimento, sapendo che solo alla fine scoprirò cos'era ciò che avevo intuito in quei capolavori di carne e spirito. Loro sono la mia biblioteca di inediti" (p. 52).

Prove spettacolo teatrale ispirato a "L'arte di essere fragili" di Alessandro d'Avenia
Prove spettacolo teatrale ispirato a "L'arte di essere fragili"


Il libro, capitolo dopo capitolo, segue il tema del "rapimento" nelle diverse fasi della vita. Da quando è poco più di un germoglio che va riconosciuto e allevato, alla sua lotta contro le intemperie della vita, della realtà, della quotidianità. La maturità è consapevolezza della fragilità, è accettazione dei limiti. "L'arte di essere fragili" è un libro sull'importanza dei sogni, di conoscerli, coltivarli e sulla necessità di costruirsi nella loro irrealizzazione.
All'inizio D'Avenia scrive che "senza rose e senza libri siamo perduti, perché è perduta l'occasione di provare quella meraviglia che può innescare la felicità", ma alla fine del libro, come della vita, è un altro fiore, tanto caro a Leopardi, che diventa il simbolo di come la tensione all'infinito si trasformi in resistenza: "Le fragili piante di ginestra non si credono immortali né per destino né per autosuggestione: sanno tutta la loro mortalità e non se la lasciano scappare, trasformandola in essenza e colore per il mondo".

Tuttavia, il riconoscimento della tua fragilità non ti esime dal compito di fiorire, non diventa mai alibi per ritirarsi dallo slancio erotico ed eroico verso la vita, dalla lotta.
La ginestra, sintesi di tutte le età della vita, profuma la landa desolata del deserto e persino la consola, rendendola abitabile, almeno un poco, per chi la attraversa. Grazie a questa piccola e indomita bellezza, si può ancora sperare, si deve.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p. 173


Come ho detto all'inizio, avrei voluto che questo libro fosse già stato scritto quando ero un'adolescente, ma, sarò sincera, anche da quasi trentenne ha il suo perché.
Un libro poco da ombrellone, ma tanto per la vita. Un invito appassionato a seguire la propria strada per quanto tortuosa, all'accettazione delle difficoltà, a non arrendersi.Un inno alla letteratura e alla sua preziosità. Alla fede nel potere dei libri. 

I libri scelti bene, caro Giacomo, possono salvare la vita, soprattutto quella fragile , facendole cogliere il frutto del futuro che ha dentro.
E, grazie a te, quando dico che un libro può salvare la vita so che non sto ricorrendo solo a una metafora.
L'arte di essere fragili, Alessandro D'Avenia, p.194

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